Volevo
aprire le danze di questo blog parlando di un tema che mi è estremamente caro:
la differenza fra il mito di fondazione e la storia delle religioni.
I
tumulti sulla pagina della scorsa settimana mi hanno convinto dell’essenzialità
di discutere di questo, cercando di concentrarmi sulla mia fede in Eris, ma non
temete, lascerò in conclusione un accenno ad altri culti, autori e pratiche in
cui la storia differisce diametralmente dal mito che attualmente vi è legato.
Cominciamo
chiarendo cosa queste due definizioni indicano: il mito di fondazione è quello
che i praticanti si raccontano, e che non può avere un effettivo riscontro
accademico (un’entità ultraterrena che si rivela a un profeta, o l’origine in
epoche antiche o terre esotiche sono ottimi esempi); la storia delle religioni,
invece, ci dice in quale epoca e in che contesto geografico e culturale una
data tradizione ha mosso i primi passi.
Ricorda, Mircea Eliade
ti guarda mentre leggi
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Il
mito di fondazione discordiano prevede che, nel 1116 a.C., Greyface instillò
nell’uomo l’idea che la vita fosse una cosa mortalmente seria, costringendo
Eris all’esilio e l’umanità a un’esistenza priva di senso dell’umorismo. Nel
1958/9 (la data non è certa, ma sticazzi) Malaclypse the Younger e Omar Khayyam
Ravenhurst, presso una sala da bowling aperta tutta notte, esperirono una
grande visione, in cui uno scimpanzé eretto portava loro una pergamena sotto
braccio, sulla quale era tracciato il sacro chao;
alcuni giorni più tardi Eris si rivelò loro, e con alcune altre visioni
l’epifania fu completa. Fin qua tutto bene, c’è chi crede che una pianta in
fiamme parlante abbia comandato a un pastore di liberare il suo popolo dalla
schiavitù, quindi non stiamo parlando di cose troppo assurde.
Ora
vi racconto la storia dal punto di vista, appunto, storico: Kerry Thornley e
Greg Hill, intorno al finire degli Anni ’50, teorizzarono il culto di una
divinità del caos, basato su ironia, incoerenza e diffusione del principio di
non prendere mai nulla sul serio, probabilmente a scopo goliardico (cosa che
loro stessi ammisero, per quanto siano fonti da prendere con le pinze). A
questo punto molte figure appassionate di fantascienza, degli scritti di
Crowley e di qualsiasi ambito in contrasto coi canoni sociali trovarono nel
discordianesimo un ottimo riflesso religioso cui attingere, a volte solo per
provocazione, altre come vero modello (la cosa ha poca rilevanza). Come si può
vedere ci sono differenze notevoli fra le due versioni, partendo dai 3000 anni
circa di distanza fra l’inizio delle due narrazioni.
C’è
tuttavia un’ultima distinzione fra storia e mito, molto importante, che il
discordianesimo non è adatto a trattare. Parlo di quando un mito è in aperta
contraddizione con la storia o con altri miti precedenti che trattano le
medesime figure.
Adesso
che abbiamo un’idea di questi due concetti, che seppur vaga è per ora
sufficiente, possiamo scontrarci con uno dei più grossi problemi del
neopaganesimo italiano attuale, ovvero il non conoscere (e capire) le
differenze fra i due. Il mio mito può dirmi che Odino è il padre degli dèi celtici,
ma la storia colloca prima un mito diverso, e lo sostiene con fonti leggermente
più autorevoli del mio blog; e io posso essere conscio di questa discrepanza o
meno, posso riconoscerla o meno.
Concluse
le spiegazioni, posso quindi condurvi sul terreno delle opinioni e rischiare la
fucilazione per questo: molte volte sulla pagina mi sono scagliato verso
persone il cui mito non teneva conto o ignorava deliberatamente la storia e i
miti precedenti. Voglio precisare una cosa importante: non ho NULLA contro
questo modo di fare, proprio perché è un modo di fare estremamente discordiano,
ma a mio parere bisogna essere consci dell’operazione che stiamo eseguendo. Se
in una partita di calcio fra amici io, che non so giocare, prendo la palla in
mano e corro via, faccio una figuraccia, ma se so le regole e faccio la stessa
cosa per creare un momento comico faccio del bene agli altri e sono conscio di
ciò che sto facendo.
Moltissimi
autori hanno diffuso le loro teorie consci o meno (questo lo sanno solo loro) di
quali fossero le effettive evidenze storiche a riguardo: l’hanno fatto Gardner
e Leland parlando della religione delle origini, l’ha fatto Jodorowsky con la
storia dei tarocchi (trovate un articolo specifico QUI), lo fanno la Crepuscolo
e molti altri esponenti del neopaganesimo italiano su vari temi. Io e la mia
fede non offriamo verità, ma chi crea questi miti di fondazione spesso vuole
offrire una verità inconfutabile e incontestabile, reagendo in modo rabbioso di
fronte alle contestazioni, negando evidenze storiche e sostenendo che chi va
contro il “profeta” non sia capace di comprendere le fonti o ne citi di
inaffidabili (senza ovviamente, di contro, addurne di attendibili).
Credere
dogmaticamente in qualcosa è sempre un male e, quando questo qualcosa è
storicamente inesatto, ci rende schiavi ed emarginati, costringendoci a legare
solo con persone che condividano il dogma, chiudendoci in un reality tunnel che
ci impedisce di comunicare con gli altri. Se abbiamo una fede, ma sappiamo
delle sue contraddizioni e particolarità, allora possiamo entrare in contatto con
gli altri, difenderla, mettere delle svolte o delle piazzole di sosta nel
nostro tunnel. Non fidatevi mai di chi vi dice “io ho una verità assoluta”,
perché quella vale solo nel suo paradigma: ragionate, analizzate le fonti e poi
scegliete la cosa che vi emoziona di più, ma sapendo quale delle opzioni ha
maggiore attendibilità a livello storico.
Papa Koyote
Guardia di Porta
Cristo dell’Olio di Motore
Ps.
Si ringrazia il Cardinal Prospero, Segretario di Stato Vaticaos, per l'aiuto nella stesura e revisione dell'articolo